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Lingua inglese - Quanto è importante?


Sapere l'inglese è importante?

Di primo acchito verrebbe da rispondere di sì. Poi, pensandoci meglio invece viene da rispondere: "sì, lo è".

Indubbiamente oggi conoscere la lingua di Shakespeare è più importante che in passato. Intendiamoci: ogni giudizio del tipo: "questo è importante" non può che essere relativo ed è opportuno che ognuno dia la propria risposta all'interrogativo, considerando i propri obiettivi, le mete da raggiungere e, possibilmente, anche quelle dei propri figli se ne ha.

L'altro giorno un padre parlava del più e del meno con gli amici. Il discorso cadde sull'ingresso dei figli alle scuole medie e sulla scelta della lingua. Pare che nella scuola dove il ragazzo si preparava ad entrare ci fosse un problema, poiché quasi tutti i genitori avevano scelto l'insegnamento della lingua inglese come lingua estera per i propri figli e presentato regolare domanda in tal senso.

Però, dato che la scuola aveva i suoi programmi, insegnanti di francese a libro paga, ecc. non avrebbe probabilmente potuto far fronte a tutte le richieste.

Il padre dichiarò all'amico: "Se mi rifiutano il figlio a inglese sono pronto a piantare una grana! Se vogliono metterlo in una classe di francese facciano pure, però insieme a quello devono insegnargli anche l'inglese!"


Scuola e genitori

Ora è difficile dar torto alle preoccupazioni di quei genitori. È difficile anche non sembrare di parte nel propagandare la diffusione di una lingua piuttosto che un'altra, anche se non è certo questo il punto.

Il punto è che ovunque vi giriate, ovunque andiate, nell'attuale periodo storico se parlate inglese siete avvantaggiati, e questo è un fatto.

E questo solo per parlare di turismo, vacanze e comodità. Se parliamo invece di vita professionale allora l'evidenza è più grande.

E questo senza neanche prendere come esempio il mondo dell'informatica professionale, che sarebbe troppo facile e troppo di parte, essendo praticamente impossibile lavorare in questo campo senza disporre di almeno qualche rudimento di questa lingua.

Le lingue sono tutte belle da imparare e parlare se a uno piacciono, ma fatto sta che alcune sono più parlate rispetto ad altre. Probabilmente in tempi remoti altri idiomi godevano di grande diffusione, ma i tempi cambiano, si sa. È un po' come per le monete: si è praticamente obbligati ad usare quelle correnti. Oppure a investire in quelle che vanno di più, se ci piace la finanza.

A questo proposito viene in mente Le parole e le cose, il libro di Michel Foucault che ci permettiamo di consigliare a chiunque abbia voglia di riflettere su un affascinante discorso parallelo attraverso arte, storia naturale, grammatica, economia, filosofia, linguistica, antropologia e psicoanalisi tracciato dall'autore lungo i percorsi recenti della cultura occidentale.

Ma tornando al padre di prima, a nostro parere questi dimostra almeno un indubbio merito: quello di essere disposto ad accettare che il figlio possa studiare due lingue straniere anziché una soltanto. Ci avete mai pensato? Per quale motivo in questo paese i nostri ragazzi dovrebbero studiare una lingua soltanto? In molti paesi nordeuropei nelle scuole dell'obbligo si studiano anche due o tre lingue e non sembra che la salute dei loro ragazzi ne risenta in maniera particolarmente negativa.



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Troppo studio fa male

Anzi, paiono piuttosto ben inseriti. E sanno il fatto loro talmente bene che quando sono fra amici è normale per loro mettersi a parlare in una lingua che non è quella nativa. Non è affatto infrequente udire ragazzi oalndesi o tedeschi conversare e scherzare fra loro in inglese.

Mi ricordo che quando andavo a scuola, i genitori di un mio buon amico ammonivano spesso il figlio di non studiare troppo. Egli andava bene a scuola, sempre avuto ottimi voti. Anche con le ragazze era il più bravo, era per me una specie di modello. Caso volle che fossimo stati compagni di banco alle elementari, poi alle medie e infine anche nel primo biennio delle superiori, e sempre ricevendo ottimi voti.

Ma i suoi genitori avevano paura. Avevano paura che studiando troppo il figlio diventasse "diverso" rispetto a ciò che secondo loro costituiva il giusto concetto di "normalità". Avevano paura che la sua salute peggiorasse, che non si sposasse, che potesse soffrire di disturbi mentali.

Sembrano storie di altri tempi o di un altro pianeta? Eppure è tutto vero. E la triste e dura realtà ha voluto che questo ragazzo abbia interrotto davvero gli studi. Si è fidanzato con una brava ragazza ma dopo pochi anni è stato lasciato. Ha continuato a vivere a lungo in casa con i genitori, poi se ne è andato. E adesso purtroppo sembra che soffra davvero di disturbi mentali. E quando mi capita di incontrarne per strada i genitori, la frase "voi avete rovinato vostro figlio e forse lo sapete" purtroppo appare da sola davanti alla mia mente, anche se non vorrei: il mestiere di genitore è ancora uno dei più difficili.


Lingue e formaggi DOP

Si sa, in fatto di lingue noi italiani non siamo mai stati delle cime, ma questo non significa che sia troppo tardi per rimediare. Anche se, paradossalmente, il nostro campanilismo e il nostro attaccamento alle tradizioni sta ottenendo ultimamente proprio l'effetto contrario: quello di far venir voglia agli stranieri di imparare l'italiano.

Forse motivati dal piacere ricavato dalla degustazione dei prodotti tipici della nostra tradizione enogastronomica, gli stranieri si stanno appassionando sempre di più alla nostra lingua. Gli americani, ad esempio, si iscrivono in massa a corsi di italiano nel loro paese oppure vengono a studiarlo direttamente qui da noi.

Questo non può che farci sinceramente piacere. In fondo questo nient'altro è se non un ennesimo segno del processo di globalizzazione che procede a gonfie vele, incurante di qualunque opinione favorevole o contraria.

In fondo i cultori della lingua di Dante, quelli che inorridiscono di fronte all'entrare nel nostro parlare comune di termini stranieri, forse non sanno che analogo fenomeno accade anche da altre parti. E consultando periodicamente riviste o pubblicazioni di altri paesi è possibile rendersi conto del fatto che anche molte parole italiane sono entrate nel tempo a far parte del loro parlare comune.


Imparare una lingua

Ma come si fa ad imparare una lingua straniera? L'opinione comune vuole che solo i bambini siano in grado davvero di farlo, perché da adulti non si avrebbero più le necessarie flessibilità e prontezza mentale per memorizzare vocabolario, regole grammaticali e pronuncia.

Forse sarà anche vero. Ma insieme a tanti bambini meravigliosi attorno a noi, è possibile vederne anche di molto poco flessibili e soprattutto molto poco pronti a fare ciò che viene detto loro di fare, persino nella loro lingua madre.

Forse quello che l'opinione comune vuole dire, tradotto, è qualcosa come: "Mi piacerebbe imparare una lingua, ma siccome temo che ci sarà da impegnarsi e perdere del tempo, preferirei averlo fatto da bambino quando di tempo ne avevo di più".

Comunque sia, imparare una lingua da adulti è possibilissimo. Potete credermi sulla parola, parlo per esperienza diretta. Al di là di gravi ed effettive menomazioni organiche, e al di là della fatua idea di "predisposizione individuale" che non aggiunge molto di utile, il nostro cervello è altrettanto bene attrezzato per fare le cose da grandi che da piccoli.

Anzi, per molte cose meglio da grandi che da piccoli. Ciò che invece il bambino ha, anzi non ha e che costituisce il suo vero grande vantaggio è la mancanza di convinzioni negative su ciò che è possibile o non è possibile fare.

Gli adulti in molti casi hanno nel retro della loro mente una voce che mette loro i bastoni fra le ruote, e che sta continuamente a sindacare e giudicare, spesso negativamente, tutto ciò a cui assiste. Il cosiddetto "dialogo interno".

I bambini, invece, sono ancora esenti da questo tormento e quindi non stanno a chiedersi se possono imparare qualcosa o no, una lingua in questo caso: lo fanno e basta. Come recita lo slogan della Nike.

La maniera ideale per imparare una lingua consiste nel trascorrere un certo periodo direttamente nel paese dove si parla la lingua in questione. Da soli, però. Perché se coabitate con qualcuno che parla la vostra lingua madre starete perdendo il vostro tempo.

Tempo sei mesi e parlerete benissimo qualsiasi lingua. Un mio collega olandese, sfruttando il periodo post-universitario e prima di sposarsi con una ragazza siciliana e decidere di stabilirsi qui da noi, ha passato un paio d'anni in giro per il mondo, lavorando, mantenendosi e imparando. In questo modo è riuscito a imparare fluentemente sette lingue oltre la sua, fra cui il russo e il serbo-croato.

Alternativamente, dato che non tutti possono usufruire di una situazione così ideale è consigliabile iscriversi a uno di quei corsi tipo "prepagato" dove acquistate un blocchetto di ticket che danno diritto a mezz'ora o un'ora di lezione ciascuno, di sola conversazione e utilizzandoli poi quando meglio credete durante la settimana. Sola conversazione, senza necessità di tediose lezioni su sintassi e grammatica né di dover scrivere niente, almeno all'inizio. È divertente, anche se non si è mai parlato una sola parola. Ed è utile, perché il cervello impara dagli esempi più facilmente che dalle regole.

Se poi avete soldi da investire esiste un metodo particolare, chiamato Suggestopedia, basato sul coinvolgimento emotivo creato da vari tipi di drammatizzazioni (es. musica, recite in pubblico) e che sembra essere in grado di insegnare le lingue in tempi rapidissimi. Il rovescio della medaglia è che questi corsi sono molto costosi, perché gli insegnanti devono aver ricevuto una preparazione particolare non solo riguardo alla lingua che insegnano, ma anche in tecnica di recitazione, conduzione di gruppi e così via.


Un suggerimento importante

Non fatevi problemi se all'inizio non vi ricordate qualche parola o sbagliate a pronunciarla. Sbagliare è normale all'inizio del processo di apprendimento. Ricordate che impara molto solo chi permette a se stesso di sbagliare molto.

Un mio collega tempo fa voleva parlare inglese, dato che gli era utile per il suo lavoro. Si sentiva però inibito per paura di fare errori e apparire ridicolo, e così non provava nemmeno. E questa cosa gli pesava. Poi un giorno incontrò una persona che non vedeva più da molto tempo e gli capitò di sentirlo parlare inglese piuttosto fluentemente. Non alla perfezione, ma certamente in maniera comprensibile. Allora gli domandò come ci fosse riuscito, dato che quando l'aveva visto l'ultima volta non sapeva niente d'inglese.

Egli rispose che aveva semplicemente smesso di farsi problemi e deciso di buttarsi. Magari all'inizio venne fuori un'insalata di parole, certo, ma non se ne preoccupò: l'importante era provare a comunicare. E si era reso conto che anche i suoi interlocutori, per la maggior parte persone straniere non di madre lingua inglese, facevano lo stesso, commettendo anche loro molti errori nel loro imperfetto ma efficace inglese.

Sentendo questa storia il mio collega prese la stessa decisione e iniziò a parlare liberamente, senza timore di commettere errori. E poté constatare che i suoi interlocutori non ridevano di lui, ma rispondevano e conversavano. E adesso, a distanza di pochi mesi, in azienda i colleghi gli fanno i complimenti per il suo inglese.

E così, quando sarete diventati padroni della vostra nuova lingua eviterete magari di stupirvi come quella signora inglese che, di ritorno da una visita in Cina raccontava eccitata agli amici: "Ma ci pensate? Ho visto bambini di quattro anni che parlano Cinese!"

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